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  • valeriabarbi7

Qui, una volta, correva libero "Tatanka"


Territori dalla bellezza disarmante e, per questo, contesi da più parti. E’ strano pensare come la Terra sia sempre stata un bene da conquistare, spesso a danno dei più fragili. E’ quello che è successo, per secoli, alle popolazioni di First Nations che, ora, rivendicano il loro diritto di portare avanti le loro tradizioni, il loro rapporto ancestrale con la natura e il passaggio, di generazione in generazione, della loro cultura.


Praterie sterminate dove fino a qualche secolo fa correvano libere mandrie di bisonti e che ora hanno il colore della Canola, una pianta geneticamente modificata negli anni ‘70 da un gruppo di ricercatori canadesi utilizzando una particolare varietà di colza. Il nome è in realtà l’acronimo di “CANadian Oil Low Acid”, ovvero ‘olio canadese a basso contenuto di acido’. Quest’olio vegetale, infatti, ha ridotte concentrazioni di acido erucico, una sostanza lipidica cardiotossica in grado di danneggiare il processo di crescita e organi come il cuore e il fegato, e può dunque essere utilizzato per usi alimentari umani.




La percentuale di acido presente nella colza generalmente oscilla tra il 35 e il 50%. In quello di canola, invece, raggiunge solo il 2%, divenendo quindi notevolmente inferiore come concentrazione. più recentemente questi oli vegetali, in particolare quello di canola, sono stati riabilitati indicandoli come in grado di ridurre il rischio di malattie cardiache. Anche le persone affette da diabete potrebbero beneficiare dell’utilizzo di quest’olio come condimento.


Tuttavia, i benefici potenzialmente associati al consumo di quest’olio sarebbero resi vani dall’intensivo processo di raffinazione e stabilizzazione a cui è sottoposto questo alimento, prima di essere commercializzato, subisce un processo di raffinazione molto invasivo, in grado di vanificare i suoi benefici, trasformando i suoi componenti positivi in elementi nocivi per la salute.

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