Huron, Ontario, Michigan, Erie e Superior: i Grandi Laghi nordamericani si estendono per 151.278 Km2. Una distesa d’acqua di cui non si vede l’orizzonte e che per la loro vastità vengono conosciuti come “mari d’acqua dolce”. La loro importanza emerge chiaramente se si dà uno sguardo rapido ai dati: il 97% dell’acqua del Pianeta è salata. Di circa il 3% di acqua dolce presente sulla Terra, la maggior parte è intrappolata nelle calotte artiche o sottoterra e, per questo, è inaccessibile.
Di quel che rimane, il 20% si trova nei Grandi Laghi e fornisce acqua potabile a circa 48 milioni di persone. Eppure, questa risorsa fondamentale è contaminata da una tossina prodotta da una massiccia fioritura algale causata da nitrogeno e fosforo provenienti da fognature, scarichi industriali e residui agricoli che vengono rilasciati nelle loro acque cristalline. A peggiorare la situazione, i cambiamenti climatici: precipitazioni sempre più frequenti e forti saturano le reti fognarie aumentando la quantità di acqua contaminata scaricata nei Grandi Laghi, e temperature dell’acqua sempre maggiori, aumentano la fioritura algale tossica.
Tutto questo lo scopriamo mentre, in Italia, il cuneo salino del Po è risalito di 40 km a causa dell’estrema siccità. I giornali titolano “Il Grande Fiume non c’è più”. Mi chiedo se sarà la stessa cosa che scriveranno, tra qualche decennio, di quell’oceano d’acqua dolce che sono i Grandi Laghi e che, oggi, sono devastati dall’inquinamento e dall’invasione di specie aliene introdotte dalle grandi navi.
Per saperne di più, vi consigliamo di leggere The Death and Life of the Great Lakes, by Dan Egan.
Comments